(AFM Records) Ammetto senza problemi di non aver mai seguito la carriera solista di Ross The Boss. Per me, le imprese del chitarrista statunitense si fermano a “Kings Of Metal”, ultimo disco suonato con i Manowar ben trent’anni fa. Non ho nulla contro il chitarrista statunitense, semplicemente non ho avuto modo di imbattermi nei suoi lavori. La curiosità era perciò elevata, visto che non sapevo esattamente cosa aspettarmi; trent’anni sono un bel periodo di tempo, ed i gusti o le influenze possono comprensibilmente essere variati. Sono invece rimasto ottimamente impressionato da “By Blood Sworn”, un disco che recupera le sonorità dei Manowar degli esordi, mescolandola con l’attitudine punk di cui erano pregni gli inizi del nostro ai tempi dei Dictators. Notevole la prova di tutta la band, con il singer Marc Lopez sugli scudi, grazie ad una prestazione che coniuga potenza ed estensione vocale. Ma la parte del leone spetta giustamente a Ross, il quale dimostra di essere uno dei chitarristi più importanti della scena metal di tutti i tempi. Eppure non è mai stato un virtuoso, ma i suoi assoli hanno caratterizzato un genere musicale, ed il suo riffing riappare inconfondibile in quest’opera. A costo di ripetermi, ribadisco di non aver seguito molto la carriera di Ross The Boss, ma “By Blood Sworn” rappresenta in toto le sonorità che mi sarei aspettato di ascoltare: metallo potente, epico e solenne, figlio di quanto creato con i Manowar, ma lontano dalla pacchianeria che caratterizza da sempre la band capitanata da Joey De Maio.
(Matteo Piotto) Voto: 7,5/10
(AFM) Grande, grandissimo, eterno Ross the Boss! Con i Manowar ormai al palo da anni, il chitarrista americano è rimasto (quasi) l’unico erede di un certo modo di intendere l’heavy metal… erano diverse primavere, otto per la precisione, che non si faceva sentire con il suo progetto solista, completamente rinnovato nella line-up (sono della partita l’onnipresente Mike LePond e il vulcanico singer Marc Lopes; ai concerti del 2017 ha partecipato anche Rhino, che però non risulta più in organico). “By Blood sworn” è un ottimo ritorno che sfiora il capolavoro. La titletrack è esaltante oltre ogni misura, e ha l’unico ‘difetto’ di promettere più di quanto il disco riuscirà poi a mantenere: la faccio breve dicendo che sembra di sentire i Manowar nell’ultimo momento in cui sono stati i Manowar (ovvero con “Warriors of the World”). Il ritornello è di quelli da pugno alzato, e il caro Lopes è uno dei pochissimi che possa richiamare Eric Adams… viene poi “Among the Bones”, mid-tempo energico e sostenuto di ottima fattura, orientato in direzione hard’n’heavy; “This is Vengeance” è vagamente costruita, nella strofa, come “Each Dawn I die”, mentre su “We are the Night” Lopes sfodera una inedita aggressività. “Faith of the Fallen” è la ballatona epica immancabile in un disco di questo tipo, mentre è sguaiata e divertente “Play among the Godz”. “Mother of Horrors” butta nel mucchio, in maniera assai godibile, qualche scampolo hard rock: anche questo contribuisce a fare in modo che il sound non sia una copia carbone di quello manowariano. Inferiore agli altri brani solo il mid-tempo “Lilith”, che indugia in diversi manierismi: per il resto, un serio candidato al titolo di miglior disco classic metal dell’anno!
(René Urkus) Voto: 8/10