(Dokuro/Crucial Blast) Adoro la politica artistica della Crucial Blast. L’etichetta del Maryland ha un catalogo fatto di “stranezze”, cioè noise, ambient black metal, electro noise-industrial, dark ambient e cose simili. Non proprio il genere di musica per tutti, ma chi ha interessi che convergono in quelle categorie stilistiche non può che trovare diverse pubblicazioni interessanti. Bene, da oggi c’è anche una presenza italiana che fa parte dell’etichetta (proposta tra l’altro in collaborazione proprio con una etichetta italiana), Rotorvator. Suggestivo esempio di black metal, noise, industrial e via dicendo. Fusione totale di questi elementi per un risultato che sa essere apocalittico, come ad esempio per “I Morti”, oppure di carattere nettamente black metal, il quale mi ha ricordato Burzum di Filosofem, per quelle distorsioni e strutture così formali e gelide, vedi “Ad Sanctos”. Rotorvator non indugia solo in furiose cavalcate black-noise, ma anche in ragionate escursioni elettroniche e strutturalmente più compiute, vedi “Domenica”, canzone idealmente vicina ai recenti Blut Aus Nord. “I Vivi e i Morti” è comunque un album completo perché lascia spazio ad una gamma di idee, stili e soluzioni che coesistono con perfetta sintonia. Rumore e distorsione che coabitano con elettronica, scream e così via. Oltre ai modelli di riferimento citati poco prima, c’è anche una personale lettura del fattore metal, uno stile proprio e capillare nel suo esprimersi per ogni aspetto della composizione e dell’uso degli strumenti ed effettistica, l’esempio più riuscito credo possa essere “Facing West”. Nonostante ciò questo percorso a tappe, come anche il booklet interno e la copertina suggeriscono, è una vera missione per i sensi dell’ascoltatore, i quali dovranno lavorare a più livelli, a diverse frequenze, a inconcepibili vibrazioni emotive. Un lavoro estroso, estremo eppure plasmato con sapienza.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10