(Indelirium Records) I Round7 nacquero come tribute band dei Pro Pain, nel 2009. Sicuramente grava nei pezzi il più puro e duro hardcore di New York, ma quello dei vicentini è comunque tosto e trova il sottoscritto un po’ contrariato per il trattamento riservato alla batteria in fase di registrazione, la quale sembra troppo compressa. Dettagli, perché all’atto pratico Daniele Pedrollo con le bacchette fa il suo sporco e ed esuberante lavoro senza lasciare un attimo da sole le quattro corde di Michele Busola e le sei di Mirko Capellari. Tocca a Emanuele Pelanda offrire una spettacolare prova al microfono: il suo tono roco e arrabbiato calza perfettamente le andature, veloci o marcate che siano, e in contrasto dei cori a risposta delle sue strofe. Duri come il metallo, si perché spesso incalzano passaggi che farebbero gola ad una metal band e la cosa rende il sound ancora più robusto. Il muro sonoro dei Round7 è possente e si snoda lungo un percorso che ha meno di trenta minuti di durata. La brevità di “No Excuse” è decisa dal fatto che i dodici pezzi totali sono sempre al di sotto dei tre minuti, salvo per “We Are” che i tre minuti li supera. Eccellenti alcune canzoni, ma “United Kids” un giorno potrebbe diventare un vero classico della band.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10