(Wave 365 Media) Phil Rudd non ha certo bisogno di presentazioni, avendo contribuito a creare e caratterizzare il sound degli AC/DC con il suo drumming potente e preciso, apparentemente semplice, ma dal tocco inconfondibile. Per questo suo esordi solista, il batterista australiano si avvale di una formazione a tre, con Geoffrey Martin alla chitarra e Alan Badger nel ruolo di bassista/cantante. La proposta musicale, manco a dirlo, poggia su un rock solido, semplice e diretto, con brani brevi ed accattivanti che puntano molto su ritornelli immediati e radiofonici, nella migliore tradizione rock. La title track è sensuale nel suo incedere cadenzato, supportato da ottime melodie vocali, rauche e sporche, ma dannatamente melodiche. “Lost In America” è ruffiana, con parti vocali che sembrano un mix tra le melodie di Rod Stewart e la sporcizia di Lemmy. “Crazy” richiama da vicino le schitarrate dei Dire Straits, mentre “Bad Move” è estremamente energica, con riffs schiaccia sassi ed ottimi assoli. Un album semplice e lineare, che non cura eccessivamente il lato tecnico, lasciando spazio alla forma canzone, con buone melodie e ritmiche immediate, tipiche dello stile di Phil Rudd. Nulla di eccezionale, imperdibile od innovativo, ma sicuramente ben suonato e sincero.
(Matteo Piotto) Voto: 7/10