(Autoproduzione) Mirko Russo è un chitarrista. La sua identità e il proprio gusto sono all’opera attraverso undici brani, raccolti con il titolo di “Don’t Miss the Show”, un album giocato interamente su pezzi strumentali. Russo ha un tocco che ricorda l’hard rock e il power rock tra gli anni ’80 e ’90, come solista il suo stile è asciutto ma melodico, cristallino e vivace: le melodie da lui create hanno intensità. Meno convincente il tessuto del riffing, cioè delle partiture ritmiche delle sei corde. I riff sono cadenzati, imperiosi, ma nella dinamica generale dei pezzi sembrano piuttosto ripetitivi. Forse in questo contribuisce anche la batteria che si incolla sulle stesse andature per tutta la durata dell’album. Poche variazioni e dunque meno brio di quello che certi pezzi avrebbero meritato. Personalmente (e potrei sbagliarmi, ma provo a dire la mia), gli album strumentali dovrebbero essere solidi e curati in tutti gli strumenti, perché è l’insieme di questi che da forza a composizioni di tale genere. L’album è stato registrato autonomamente, a casa, ma la qualità audio è buona, anche se la batteria sembra distorcere quando sono in azione i piatti. Messe da parte queste considerazioni sui dettagli, è importante dire che Russo crea comunque dei pezzi di un certo spessore. Chi scrive ha apprezzato “Spaces”, un brano notevole, strutturato e al quale si avvicina anche “I’ll Be There (The Dawn)” che ricorda un po’ Slash nelle atmosfere. C’è un’altra coppia concettuale di pezzi: “Song” che vive con il cantilenare di un’acustica e il soliloquio dell’elettrica, un duetto che tinteggia uno scenario molto classic rock dal vago sapore country e poi “Craving”. Questi quattro pezzi hanno una loro grazia e lasciano trasparire lo stile del musicista. Gli altri brani pompano, sembrano solidi, ma contemporaneamente squadrati e dallo stile monotono, in quanto simili. Russo sta plasmando la propria identità e lo stile.
(Alberto Vitale) Voto: 6/10