(Metal Blade Records) “Heal” è ‘solo’ il quarto album dei Sacred Reich! Phil Rind, Wiley Arnett e Dave McClain, messi in ordine di anzianità nella band che è completata dal chitarrista Jason Rainey,  morto purtroppo nel 2020 cioè l’anno dopo la pubblicazione del suddetto full length, avevano pubblicato un album tre anni prima. Pubblicheranno il loro ultimo lavoro in studio “Awakening” nel 2019 e preceduto da un live album, video e un EP. In fin dei conti i Sacred Reich sono ridotti all’osso in fatto di discografia. Diversi EP, il sublime “Surf in Nicaragua” del 1988, uno iato a partire dal nuovo millennio durato più di un lustro. Insomma, la band non è proprio come tutte le altre. A pensarci bene non lo è mai stata! Fida creatura della Metal Blade Records, i Sacred Reich sono tra quelli che hanno innalzato il thrash metal a livelli ancora più alti, facendo parte della seconda ondata del genere, quella dei fine anni ’80 che iniziò a ibridarsi un po’ in giro. Con qualche linea di punk per esempio e forse con accenni ovviamente crossover e groove metal, Rind e compagni hanno sempre pubblicato album agili, freschi e forse godibili. A grandi linee “Heal” si registra in questa linea stilistica. “Ask Ed” è quel brano spensierato, orecchiabile a suo modo, ma contornato da bordate serrate come “Don’t”, oppure si avvertono i Sacre Reich edulcorati, come in “Low” e in certe linee di “The Power of the Written”, l’opener “Blue Suint, Brown Shirt”, dove emerge un retroterra hardcore punk, anche se in “Beef Bologna”, bonus track dell’album, era parte della versione giapponese, lo fa in maniera palese. In “I Don’t Care” i Sacreds sembrano i Metallica di “Garage Days Re-Revisited”. Album snello, agevole, con fasi piene di chitarroni massicci quanto di cavalcate arcigne, ruvide e con ritmiche solide e battenti che rinforzano il sound generale. Nessun brano davvero memorabile ma non ci potrà sbagliare nell’ascolto a pensare che a suonare siano proprio quei Sacred Reich di Phoneix in Arizona. La Metal Blade ripropone questa sua vecchia pubblicazione con una masterizzazione di Patrick W. Engel per il vinile, mentre è di Eddy Schreyer per quella in CD. La versione in vinile è proposta in più colori.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10