(Rock Of Angels Records) Sono passati ben nove anni dall’album “Heavy Metal Sacrifice”, il quale festeggiava il ventennale di carriera dei tedeschi. Oggi il loro heavy metal è sempre più d’acciaio, meno epico dei fasti di un tempo, altrettanto solido e versatile nelle proprie sfumature presenti tra le dieci canzoni. Adorabile la potenza e l’incedere di “The Watcher Infernal”, come stupisce l’ammaliante e misteriosa “Bedlam Eternal”. Nell’insieme però nessuna delle dieci canzoni vergate con il sacro fuoco dell’heavy metal, sembra cedere a qualcosa di prevedibile o insoddisfacente. I Sacred Steel semmai hanno ripreso proprio dove si erano fermati, nonostante la dipartita avvenuta tre anni fa di Jens Sonnenberg e Kai Schindelar. Anche in questo album si ritrovano infatti echi thrash/speed metal, i Judas Priest e comunque una pregevole influenza dei Manowar, proprio come nel precedente lavoro. Il tutto è di fatto solo un accessorio a un heavy metal ruggente, con i suoi punti articolati, i suoi riff diretti o eleganti, epici o taglienti. Un modo per essere versatili in più canzoni e meno omogenei e pur suonando un puro heavy metal anziché una specie di prog, come dimostrano “Entombed Within The Iron Walls Of Dis” o l’estrema “Covenant Of Grace”. Nella band sono entrati in gioco anche i due nuovi componenti: Toni Ieva al basso, un ex Brainstorm, e il chitarrista Jörn Langenfeld dei Subconscious ed ex di altre band. “Ritual Supremacy” è un album valido, una produzione significativa per i tedeschi che, tra le altre cose, vantano ancora al microfono un Gerrit P. Mutz in gran forma. Se ti chiami Sacred Steel non è per caso!
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10