(Woodcut) Una massiccia dose di veleno. Un travolgente massacro di concetti oscuri, perversi, demoniaci. Blasfemi. I Finlandesi Sacrilegious Impalement forgiano il terzo full length, e riescono a creare un muro di metallo nero, impenetrabile, indistruttibile. Nel loro sound non ci sono particolari innovazioni e nemmeno si può gridare alla svolta epocale, questo è certo, ma dopo sette ascolti consecutivi riesco solo a pensare che è un lavoro efficace, pieno di malvagità, carico di energia brutale. Un album che fa provare quella sensazione di superiorità maligna, un album che trasmette quell’ebrezza infernale, che sviluppa un senso di appartenenza ad un movimento immondo, crudele, perfido, un album che fa provare il sottile e marcio piacere del dominio degli inferi. Tecnicamente siamo su un filone black a cavallo tra il tradizionale ed il moderno, ma nonostante il materiale non sia black metal essenziale e dozzinale, i Sacrilegious Impalement rimangono una band che non si avvale delle tastiere, riuscendo a concepire nove tracce pensate per soddisfare una vasta gamma di palati infernali: “III – Lux Infera” è infatti in grado di farsi apprezzare da color che preferiscono un sound violento e selvaggio, ma anche -e soprattutto- da tutti coloro che cercano melodia o che sono orientati verso il black sinfonico. E’ proprio questa la genialità e l’efficacia di questo disco: riesce sempre a materializzare melodie attrattive, senza mai cedere al sinfonico o cadere nel banale e commerciale. Riff maligni, cadenze mortali, melodie libertine, arpeggi lascivi, inverecondi, stupendamente osceni. Superba la capacità di creare atmosfere epiche senza le tastiere di questi quattro musicisti: si muovono sui territori di bands come i Dimmu Borgir per quanto riguarda l’efficacia, riuscendo tuttavia a mantenere un’integrità (im)morale più simile a Naglfar e Marduk, senza dimenticare maestri indiscussi come Satyricon e Immortal. Fantastica “Down For Grim Lord”, brutalità che si evolve verso epicità infernale. Immensa “For Sins Of The Pigs”, con la tensione emotiva generata da quegli arpeggi distorti ed il groove creato dall’eccellente performance vocale di Wrathprayer, è probabilmente il capolavoro di questo album. Lacerante e dolorosa “Through Punishing Gates”. Feroce “Behead The Infants Of God”. Deviata creatività su “His Gift Embodied”, canzone che progredisce in maniera imprevedibile ma assolutamente efficace. Maestoso l’inaspettato strumentale “Deliverance From Unknown” posto in chiusura di questa opera. “III – Lux Infera” è un album poderoso. Probabilmente la risposta a molto materiale ovvio, proposto in saldo dall’abusata scena mondiale odierna. Black metal che non ritorna alle origini, che preferisce ripartire da una delle tante biforcazioni che si sono sviluppate durante la sua evoluzione. Un black che mantiene vive le formule vincenti e che reinventa, dando nuova vita, tutto ciò che era diventato obsoleto e ripetitivo. Un ottimo album, un ottimo black, una dose di malvagità che da nuovo vigore alle fiamme degli inferi.
(Luca Zakk) Voto: 8/10