(Agonia Records) L’uscita di un album dei Sadist è sempre un piccolo grande evento. Mai una delusione, mai un passaggio a vuoto per il gruppo italiano, in una discografia che conta ben nove album in quasi trent’anni. Sempre innovatori, mai uguali a sé stessi, sempre in grado di reinventare e reinventarsi. <e questo nuovo album non fa eccezione, un quasi-concept, in cui molti testi sembrano storie horror da raccontare attorno ad un fuoco durante il campeggio. Più sperimentale dei suoi immediati predecessori, “Firescorched” risente come sempre di moltissime influenze e per questa occasione si tinge anche di internazionalità, con l’entrata in formazione di un nuovo bassista ed un nuovo batterista già presenti da un po’ nella scena musicale estrema mondiale. Ma già gli album precedenti potevano tranquillamente concorrere con il resto della produzione mondiale, per quanto mi riguarda. La componente Sadist si sente eccome, al di là del suono sempre in evoluzione, e questo non può che piacere, andando a tracciare un filo conduttore che unisce tutta la produzione del combo, che a questo giro sembra addirittura più ispirato del solito. Assieme ai Labyrinth, assolutamente il gruppo più sottovalutato del panorama nazionale.
(Enrico MEDOACUS) Voto: 8,5/10