(Ram It Down Records) Ecco un comeback che non mi aspettavo! I Saint Deamon esordirono nel 2008 con l’eccellente “In Shadows lost from the Brave”, uscito per la Frontiers, che portò gli scandinavi (all’epoca ne facevano parte sia Jan Thore Grefstad, che aveva appena lasciato gli Highland Glory, sia Ronny Milianowicz, che aveva appena lasciato i Dionysus) a un tour importante, con diverse date anche in Italia. I nostri pubblicarono poi “Pandemonium”, non al livello del platter precedente, e quindi sono rimasti silenti fino ad oggi, dato che sfornano (senza più Milianowicz) i 70 minuti e passa di questo “Ghost”. Certo, il riavvio è un po’ difficile, e questo terzo full-length ha diversi momenti di stanca… ma l’importante era tornare sulla scena! Sinfonie potenti alla vecchi Alestorm animano “Captain Saint D”; “Call my Name” ha invece le rotondità del vecchio power scandinavo, alla Celesty o primi Sonata Arctica. Onestamente un po’ statica la titletrack; molto meglio la variegata “Hell is calling”, con la sua lunga progressione strumentale. “Land of Gold” veleggia su lidi molto più vicini all’hard rock, al netto di un intermezzo pirate folk che in fondo ci sta bene… piacevolmente sinfonica, ma a tratti anche aggressiva, “Journey through the Stars”, mentre cede di nuovo a qualche prolissità “Break the Sky”. Un quarto d’ora in meno avrebbe giovato a questo “Ghost”, ma riascoltare Grefstad è sempre un piacere!
(René Urkus) Voto: 7/10