(Season Of Mist) Andy Marshall è al secondo lavoro con la Season of Mist, nonché al quinto album in carriera come Saor. Lo scozzese che avvolge il proprio black metal di natura atmospheric con strumenti tradizionali e melodie di taglio folklorico, non si sposta molto dal suo solito tratto di stile. Lo stile melodico è direttamente ascrivibile a quello di Saor, risulta palese ciò, quanto la stessa qualità melodica. Andy ha reclutato diversi musicisti per “Amidst the Ruins”, come una corista, i vari suonatori di strumenti acustici, due batteristi. Quest’ultima scelta poi è stata felice, anziché di basarsi su dei pattern artefatti, nonostante la produzione dal punto di vista dei suoni non valorizzi proprio la batteria. Registrata in Spagna, con il resto degli strumenti in altri studi, il mixaggio in Galles e infine Tony Lindgren ha masterizzato tutto in Svezia. Globalmente il lavoro del progetto Saor è nei suoi standard e, lo si ripete, la buona qualità melodica non è scalfita dal tempo, eppure in questo quinto atto dello scozzese si nota come sia ritornato su posizioni di abbondanza strutturale dei pezzi, dopo un “Origins”, il precedente album, in cui il minutaggio medio delle composizioni era stato ridotto. “Amidst the Ruins” è di fatto assemblato con cinque lunghe composizioni per circa un’ora totale di durata e in esse si ha sempre l’impressione che Andy Marshall tenda a metterci il più possibile nei suoi pezzi di ‘caledonian metal’, magari forzando, spesso però si constata che sembrano delle pure evoluzioni ma con chissà quale sostanziale soluzione di continuità. “The Sylvan Embrace” è la composizione più immediata perché risulta essere un atmospheric folk che dura solo oltre gli otto minuti. Da notare che si odono richiami alle radici heavy metal della Gran Bretagna in certe linee e melodie delle chitarre, come già nell’opener e title track.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10