(W.T.C. Productions) Probabilmente i Sargeist hanno un loro seguito e questa raccolta va dunque a colmare le eventuali mancanze nella discografia dei fans. Allo stesso tempo potrebbe essere un piccolo manifesto di quello che è il sound della band finlandese, infatti “The Rebirth of a Cursed Existence” racchiude pezzi provenienti da split, 7’’, raccolte, il tutto per 72’ di black metal opportunamente rimasterizzato. La band nasce come progetto solista di Shatraug (Horna, Behexen e molte altre band, ma a lui poi si sono aggiunti altri Behexen). Il sound è freddo, crepuscolare, di taglio pagan e si esprime con un riffing che si ripete all’infinito, fornendo poche variazioni tematiche. “Sinister Glow of the Funeral Torches”, tratta dalla tape compilation “..and Jesus Wept”, è un inno alla Darkthrone e lo stesso vale per “Vorax Obscuram”, e non sono le sole. “Crimson Wine”, presa dallo spilt con i Drowning the Light, ha echi dei Gorgoroth e “The Browning of Burning Stars” riprende i primi Emperor. “The Dark Embrace”, dall’omonimo 7’’, propone un refrain cupo e cantilenante, interrotto da una cavalcata estrema, mentre “Dead Ravens Memory” è il tipico black metal nordico, spinto e glaciale, cavalcante e ottuso nel suo ripetere una forma estrema e senza variazioni sostanziali. Ascoltare “The Rebirth of a Cursed Existence” significa entrare in una dimensione underground, ma più di tutto vuol dire riprendere con mano un old style solenne e ruvido, polare ed epicamente pagano, da non lasciare alcun respiro o una qualche soluzione diversa. Non mi entusiasmano molto i Sargeist e solo per il fatto di ritenere le loro composizioni sufficientemente derivative, riconducibili come stile a quella summenzionata manciata di band primigenie. “The Rebirth of a Cursed Existence” è per i fans oppure per chi voglia “capire” il sound dei Sargeist, attraverso una serie di pezzi nati nell’arco di nove anni.
(Alberto Vitale) Voto: sv