(Soulseller Records) Rispetto all’ultimo “Gastwerso” (recensione qui) i norvegesi Sarke sono quasi gli stessi. C’è sempre Nocturno Culto (Darkthrone) alla voce, Sarke (Khold, Tulus, ex Old Man’s Child) al basso, Steinar Gundersen (ICS Vortex, Satyricon) alla chitarra e Anders Hunstad (Satyricon) alla tastiera, ma questa volta cambia il batterista, visto che il posto di Terje Kråbøl (Katechon) viene ora occupato da Cato Bekkevold (ex-Enslaved). Sono praticamente gli stessi anche musicalmente, ma questa volta si percepisce un po’ più teatralità e una maggiore quantità di riff pungenti, forse un leggero calo della presenza delle tastiere, riportando per certi versi parte del sound vicino ai vecchi Immortal. Ma a dire il vero è difficile associare la musica dei Sarke ad una band ed un genere specifico: c’è il rock, c’è il black, molto black and roll… ma brani come “Funeral Fire” hanno una impostazione indubbiamente thrash la quale poi evolve, divaga, diventa quasi psichedelica, marcatamente dark rock. Ed è proprio il dark rock, forse, l’essenza che aleggia principalmente sulle note di ogni brano dell’album… un dark rock che poi prende strade spesso contrapposte, pur garantendo una coerenza sonora lungo tutte le dieci ottime tracce. Black n roll proto sinfonico sulla opener “Bleak Reflections”, una canzone con un riff di base maledettamente ipnotico. Trascinante e con un’atmosfera epica la grandiosa “Grim Awakening”. Pungente la title track con quel riff thrash iper classico che trova sempre la risoluzione accentata dalle tastiere. Rock a base di chitarra e tastiera soliste con black drammatico su “Beheading Of The Circus Director”, mentre “Through The Thorns” destabilizza, conducendo verso sonorità sia moderne che antiche, regalando momenti nei quali è facile perdere il controllo, il tutto con atteggiamento progressivo che invade anche i territori battuti da acts quali Arcturus. Doomy e maliosa “Glacial Casket”, “The Reverberation Of The Lost” appare grintosa e ricca di idee progressive comprensive di organo, prima del surreale mid tempo della conclusiva “Imprisoned”. “Allsighr”, il primo album dei Sarke che supera (di poco) i quaranta minuti di durata: groove granitico, brani sempre pulsanti, ricchi di dettagli di tutti i tipi (rock di ogni epoca, poi in avanti, dal symphonic black all’industrial black), farciti di riff provocanti, con Nocturno Culto che canta sempre con atteggiamento minaccioso. Molto probabilmente il miglior disco dei Sarke, un autentico piacere che esplode fin dal primo brano e che continua caldo e lascivo fino alla fine dell’ultima canzone, anche grazie a quel suono tanto moderno quando irriducibilmente settantiano!
(Luca Zakk) Voto: 9/10