(Doomentia Records) Nuovo album di questo trio nato sul finire degli anni ’80 (all’epoca la formazione era più ampia) in Pennsylvania e che in questo nuovo secolo suona un thrash/death/blackened che offre scampoli di matrice teutone e in minima parte della Bay Area. Linee del riffing scorrevoli e semplici, songwriting con buone doti di immediatezza e la batteria che scansiona con precisione e dinamismo. In questo scenario chiaro e piacevole regna però una buona atmosfera di oscurità. La radice thrash metal permette si di avere dei pezzi ben misurati e con le singole parti che ben si incastrano tra di loro, ma la componente blackened o di tipo death metal gonfia di oscurità “Worship the Devil”, rendendolo un lavoro degno di una band chiamata Sathanas. La voce di Paul Tucker, anche chitarrista, gracchia, stride, è roca, quasi uno scream e appesta l’aria di ulteriore malvagità, mentre Davidson e Strauss alleano il basso e la batteria per ben sorreggere i riff continui e ben scanditi di Tucker. Seducente “Upon the Age of Darkness”, la sua andatura in mid tempo e il riffing maestoso e continuo raccolgono le influenze del black europeo e ovviamente le unisce a uno schema thrash metal. Questa canzone è la quinta delle otto e da questo momento in poi fino alla conclusiva “Black Paths of Devilry”, il tasso compositivo dell’album sembra impennarsi, rispetto alla prima sua metà. La sensazione che “Worship the Devil” sia un lavoro proveniente dall’underground di qualche decennio fa è sentita, nonostante poi l’album abbia la capacità di risultare aggressivo ma pulito e di avere allo stesso tempo una buona costruzione musicale. I Sathanas regnano ancora.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10