(Roadrunner Records) Per qualche motivo non ricevetti questo album quando uscì agli inizi dell’autunno 2013. Quindi me la sono presa comoda, ho aspettato, guardato, letto ed ora ascoltato e riascoltato. E’ il momento di dire la mia. La mia semplice opinione, davanti a miriadi di testi e discussioni che accusano la band norvegese di insufficienza, semplicità, perdita di stile. Ma li ascoltate i dischi? Certo, un veloce ascolto di “Satyricon” può portare a giudizi affrettati, a recensioni dal voto scarso, ad accuse (infondate). Ma qui stiamo parlando di Satyr e Frost, due personaggi geniali, due grandi del black e delle sue derivazioni. Due artisti che hanno fatto storia. Ed i Satyricon sono una band che di pagine di storia ne ha scritte molte, visto e considerato che ogni album è diverso, unico, che abbraccia direzioni nuove, sperimentali, a volte rischiose. Mi sono gustato “Satyricon” una quindicina di volte di seguito (si, sono necessarie). E’ un grande album, un ottimo album. Mancano le parti veloci? Ci sono migliaia di altre band che fanno dei blast beats l’unica regola, e se Frost qui non si prende lo spazio per il massimo della velocità, potete gustarvelo anche con bands come i 1349. Ricordiamoci che questi sono gli artisti che hanno scritto cose immense come “Nemesis Divina” e “Rebel Extravaganza”. E’ gente che sempre si è collocata un passo avanti (o a lato) degli altri. “Satyricon” è un disco maledettamente tetro. Oscuro. Non c’è una minima luce. Una decadenza psicologica totale. Potentissima “Tro og Kraft”, che nonostante gli anni trascorsi e nonostante i vari approcci della band, suona maledettamente ed univocamente Satyricon. Opprimente “Nocturnal Flare”, riff lineare potentissimo, ed un carisma sonoro provocante. “Phoenix” è un capolavoro immenso che unisce il sound e gli arpeggi di chiara marca Satyricon con la voce dell’artista norvegese Sivert Høyem: una voce tetra, dark, glaciale ed allo stesso tempo calda. Sivert ha scritto anche il bellissimo testo, evidenziando ancora una volta lo spirito collaborativo trasversale di Satyr. Più pesante “Walker Upon The Wind”, mentre fantastica “Nekrohaven”: la canzone è sostanzialmente semplice, diretta, ed anche i detrattori non potranno ignorarla. E’ la dimostrazione dell’abilità artistica e compositiva di questa band particolare. Coinvolgente ed elaborata “Ageless Northern Spirit” mentre la profondità spirituale che “The Infinity Of Time And Space” raggiunge è sublime, con rallentamenti e sezioni arpeggiate, delicate, tetre seguite da accelerazioni dove si sente, specialmente nei dettagli, che alle pelli c’è Frost. Toccante anche l’inquietante strumentale conclusivo “Natt”, altro chiaro esempio della fantasia creativa dei Satyricon. Sono del parere che Satyr, mente creativa, se ne freghi altamente di tutto e di tutti. Compone musica in delicato equilibrio tra le sue deviazioni, le sue ispirazioni ed una marcata sensibilità commerciale. Black metal? Non black metal? La risposta è Satyricon, ed ogni singolo accordo di questo disco conferma che è il loro sound in maniera inequivocabile. “Satyricon” è un ulteriore tassello del puzzle creato da questa band seminale in 23 anni di carriera. E come tassello di un puzzle, non può mancare e non può essere considerato migliore o peggiore degli altri, ma solamente unico e speciale. Questi sono i Satyricon, questa è la loro musica, la quale non appartiene ormai più a nessun genere o corrente stilistica: questo credo faccia impazzire i fans, i giornalisti, tutti. Ed ai Satyricon credo non importi assolutamente nulla, ed ho un concreto sospetto che sia per loro una perversa fonte di piacere. Grandiosi!
(Luca Zakk) Voto: 8/10