(D-Thrash Records) Che il Dio del Metal possa perdonare questo peccatore. Io non conoscevo Schizoid! Canadese, di Toronto e prodotto della locale scena hardcore nel 1998. Strettamente connesso alla D-Trash Records, etichetta canadese la quale annovera nel roster gente come Drugzilla, MataMachete, Secret Life Of Teenage Girls e altri ancora. Ha realizzato diversi album e questo è il primo dopo ben sette anni nei quali comunque non è rimasto fermo. Schizoid ha deviato la sua attitudine compositiva verso l’industrial, rendendolo comunque condizionato dall’hardcore, dal noise e dal metal in generale. Una sorta di blackened industrial noise metal, quindi feroce e dai suoni altamente elettronici, freddi e caotici. Una scaletta sterminata per questo “The Next Extreme” per raggiungere quasi un’ora di musica, attraversando alcune tendenze industrial, come Ministry, NIN (anni ’90), Thorns, solo che Schizoid ci mette tutto il suo estro e rendendo l’album un vero prodotto della sua mente, senza dover ringraziare poi nessuno in particolare. Quei suoni così netti e a metà tra frequenze metal ed elettroniche creano un sound unico…talmente unico che successivamente, nel lavoro di documentazione, scopro che Schizoid io l’avevo già sentito in realtà: l’artista è presente sul tribute a Burzum “Visions”, con il rifacimento di “En Ring Til a Herske”, tra i pezzi meglio riusciti. Ottimi esempi del suo lavoro sono “Fret, Regret”, una versione industrial dei Disturbed, “Real Evil” perché denota il retroterra hardcore avvolto però da una nebbia di elettronica impressionante. Poi c’è l’apocalittico e grindcore industrial di “Another Go”, il mantra acido e sfrigolante di circuiti elettrici in tilt di “Slaviour Saves” e la conclusiva “The Last Scream” che gioca a riprendere gli ultimi Napalm Death. “Epitaph” è tra i pezzi migliori, ricorda i Ministry meno metal ed è anche il brano che tenta di uscire dall’ossessività. Due, tre, forse quattro pezzi sono di troppo, dei filler, ma nel complesso il turbine malsano e da fine del mondo è irresistibile. Industrial ossessivo, con drumming programmato a martello, basso sfigurato dall’effettistica, elettronica adagiata su tutto, come la brina al mattino su un prato. La voce lascia delle perplessità: sempre lo stesso scream, sempre filtrata e alla lunga diventa ovviamente monotona. L’unica cosa che cambierei, magari più sampler di voci in sincrono con la musica potrebbero già risollevare le sorti del discorso vocale. Lo spettro del black metal è probabilmente ingombrante e non solo per la musica. e “The Next Extreme” è comunque consigliato perché estremo, spesso claustrofobico e spietato, quel genere di opera che o ti piace o la rifiuti, senza riserve.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10