(Primitive Reaction) Ci sono diverse band americana chiamate Schyte, ma questa è quella di Chicago, nata dalle ceneri degli Usurper, storico combo thrash-black metal ruvido e quadrato. Anzi è il cantante e chitarrista del trio, Rick Scythe, ad avere i trascorsi in quella band. Nella sostanza questo secondo album degli Scythe ricalca proprio quegli schemi, fatti di un thrash che a volte sembra più sul versante dello speed o di un black metal molto più vicino agli esordi del genere, cioè con quello smalto tipicamente di origine heavy metal e quindi Venom e via dicendo, il tutto fuso insieme in un’unica soluzione. Riffoni pesanti o spediti come una locomotiva. Drumming robusto, con una doppiacassa in azione suicida e una voce che ad essere sincero non mi piace: un tono sul growl (il più delle volte, ma c’è anche lo scream e a cantare partecipa anche il bassista Dan Geist), torvo, ma lo sento spento rispetto ai toni d’assalto della musica. Nove pezzi devastanti, con una crosta ruvida e lo spirito arrabbiato. Molto bella “Leather Aggressor”, opener, la quale sembra riprendere i Sodom (anche gli Scythe sono un trio), la thrash-slayeriana “Beyond Northwoods”, anche se, riflettendoci bene, molte canzoni esibiscono nell’attacco iniziale proprio una dipendenza dagli Slayer. “Subterranean Steel” possiede diversi scorci interessanti, però le cose più caratteristiche sono i riferimenti all’heavy metal. Gli Scythe non sono esenti da imperfezioni, accentuate da una pastosità dei suoni a tratti eccessiva e complice un songwriting che anche se ben strutturato poi va a indugiare in cavalcate standard dai toni ringhiosi un po’ guastano la linea melodica dei pezzi. E’ un album per “vecchi” metalheaders “Subterranean Steel”, ma può stupire quelli più giovani. Per esempio, ascoltate la title track è ditemi se non vi vengono in mente Euronymous e i suoi Mayhem prima e i Darkthrone poi.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10