(Pride & Joy Music) Se il debut “Transposed Emotions” guardava in numerose direzioni per creare un sound preciso e individuabile, e “Machination” proponeva ottime conferme in un’ottica più spendibile con il grande pubblico, con il terzo album i romani Secret Rule si affermano definitivamente con personalità in una scena affollata come quella del symphonic metal: definizione che a me non piace, ma che può designare effettivamente, con una certa precisione, le female-fronted band il cui sound si muove fra power, gothic e melodic metal. Nulla di nuovo, direte voi: eppure i mostri si muovono con eleganza e capacità su terreni già noti ma percorsi con rinnovato vigore, componendo un disco cui non manca nulla (dai refrain catchy agli assoli corposi) per farsi apprezzare. “The Song of the Universe” si affida subito alle tastiere di Henrik Klinkenberg, anche in questo caso ospite fisso; la voce di Angela Di Vincenzo è penetrante e suadente come non mai, mentre il ritornello fa più Delain che Epica. Strofa asciutta e refrain over the top per “Empty World”, mentre è potente e incalzante “Are you gone”; funzionano ottimamente anche i due brani cantati in duetto, l’aggressiva “Twin Flames” (con l’ex-Metalium ora Firewind Henning Basse) e “Imaginary World” (con la ex-‘sirenetta’ Aylin Giménez). “My Realm” vive di cori sovrapposti molto azzeccati, mentre “No More” è una breve ballad pianistica da pelle d’oca. Ancora nel finale abbiamo un altro grande refrain (“100 Poets”) e una interessante contaminazione con l’elettronica, come nei primi lavori (“I’m you”). Multiforme e sfaccettato, “The Key to the World” conquista per la sua immediatezza che, ascolto dopo ascolto, svela un songwriting duraturo.
(René Urkus) Voto: 8/10