(Osmose Productions) Considero la Osmose come una delle tante etichette sottovalutate e non poco del panorama Metal estremo. Un’etichetta capace di dare voce a musicisti tutti particolari, come gli Enslaved per esempio… E con questi francesi sembra proprio che non ci sia voglia di smentirsi: i Sektemtum sono alla seconda prova dopo un cd targato 2012. Devo dire che la scuola francese si sente tutta, grazie ad un Black tirato e pesante, molto veloce… Eppure c’è anche della personalità in questo quartetto, una sorta di avanguardia decadente nel suono generale, nell’impostazione delle strutture e delle melodie. Difficile definirlo meglio, è un qualcosa di tanto sfuggente quanto personale, capace di destare l’attenzione dell’ascoltatore fin dalle prime note. E’ come ascoltare qualcosa senza avere la capacità di dargli un nome preciso; anzi, l’atmosfera sembra più definibile se si resta nell’impreciso, nella nebbia di termini dicotomici e vacui. Eh si che il risultato finale è godibilissimo e poco intricato, una sorta di Black peculiare, leggermente epico e armonico, una voce poco avvezza al genere quanto efficace nell’esprimere ancora di più un carattere alieno di queste sonorità. Un disco strano, difficilmente incasellabile, che trova proprio nella sua mancata possibilità di essere categorizzato il suo principale punto di forza. Molte tracce sembrano Post Rock, altre Melodic Death, altre ancora Black più classico. La migliore cosa da fare in questo caso è accettare la sfida e ascoltare l’album, per capire come nel 2016 si possa essere ancora piacevolmente colpiti dal comprendere che forse non tutto nella musica estrema è stato già esplorato. Pionieri.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8,5/10