(Nadir Music) Ammetto di non avere mai sentito parlare prima d’ora di Septem, formazione spezzina giunta ora al terzo album. Una mancanza la mia, che ho deciso di colmare dopo l’ascolto l’ultima fatica del quintetto ligure, questo “Pseudonica”, album che ha fatto subito breccia in me e, ne sono certo, che non mancherà di entusiasmare qualsiasi amante del metal classico. Un sound che pesca a piene mani dagli Iron Maiden più progressivi (l’inizio di “The Otherwise” è un palese omaggio ad Adrian Smith ed il suo fingering in apertura di “Wasted Years”), rafforzando il tutto con sporadiche iniezioni di thrash metal e sonorità a cavallo tra Sanctuary e Nevermore. Metal classico nella forma, quindi, ma non per questo privo di personalità, visto che le influenze sono mescolate sapientemente, evitando così la mera scopiazzatura. “Man On The Bridge” è potente e monolitica nel suo riffing, con gli assoli che come raggi di sole squarciano quel muro di oscurità. “Se Femmina Accabadora” mette in mostra il lato più progressivo della band, mentre “Blood And Soul” è furiosa, ai limiti del thrash alla Nuclear Assault, con la voce di Daniele Armanini che alterna voce pulita ed un ottimo growl. Un po’ fuori contesto rispetto al resto dell’album la ballad “Call Of Love”, ricca di melodie ruffiane, vicina a certe cose dei Whitesnake. Il brano in se stesso è molto bello, solo che esce un po’ dal mood oscuro del disco. Questi Septem mi hanno incuriosito ed appassionato, tanto che non tarderò a procurarmi tutta la loro discografia.
(Matteo Piotto) Voto: 8/10