(No Remorse Records) Ottimo esordio, brevissimo ma imponente, per i tedeschi “Servants to the Tide”, che praticamente dal nulla (al momento non sono neanche sui Metal Archives!) hanno attirato l’attenzione della No Remorse Records. Solo cinque brani (ma sempre mediamente lunghi) e una intro compongono il debut autotitolato. “A Wayward Son’s Return” è un doom a tinte epiche abbastanza classico, con chitarre troppo piene e imponenti per far pensare agli Atlantean Kodex, ma che richiama invece – e bene, a parere di chi scrive – Solstice e Forsaken. Il capolavoro del disco sono gli otto minuti di “North Sea”, sognanti (grazie al pianoforte), epici e maestosi… e stavolta il nome della band bavarese può essere sicuramente chiamato in causa come nume tutelare. Alla Candlemass l’incisivo riff di “On Marsh and Bones (The Face of black Palmyra)”, ed è doom quasi puro anche la granitica “Your Sun Will Never Shine For Me”; l’altro pezzo da novanta lo troviamo in conclusione. “A Servant to the Tide” mette infatti insieme una linea pulitissima in clean, alcuni versi in growling, passaggi di epica pesantezza e una chiusa pianistica struggente. Se amate queste sonorità, i Servants to the Tide potrebbero essere la new sensation del 2021! La bellissima cover riproduce una litografia del pittore francese ottocentesco Théodore Gudin.
(René Urkus) Voto: 8/10