(Karisma Records) Band norvegese, etichetta norvegese. Black? Assolutamente no. Metal? A volte, ma direi proprio di no. Influenze? Tutte. Ma proprio tutte! Più o meno qualsiasi cosa vi venga in mente, la trovate in “Contrapasso”… tutte cose unite e ricomposte sotto nuova forma, nuova vita, nuova gamma emozionale. Certo, di solito si fa riferimento a queste cose “strane” usando definizioni come “prog” o “avant-garde”, ma qui siamo al livello successivo, alla dimensione successiva, in un mondo sonoro unico. “Lemma” apre, ed è un miscuglio tra sonorità rock classiche (’60/’70) con sopra elementi corali, teatrali, concetti psichedelici, un groove letale ed un sassofono completamente fuori di testa. “Heresy” lo definirei power-jazz-classic-rock, ma credo che il vocabolario musicale sia ancora troppo povero per dare una definizione che possa minimamente rendere l’idea. Superlativa “Inertia”, un po’ spaziale, un po bluesy, piena di virtuosismi. Molto heavy “Langour”, con connotati drammatici ed una sezione vocale quasi romantica. Si tocca l’ambient con “Ascension”, mentre è travolgente la carica energetica -annegata in un senso drammatico geniale- su “Convulsion”, canzone seguita da ritmi pesanti abbandonati in ambienti eterei della bellissima “Helix”. Le conclusive “Serpentstone” e “Phoenix”, poi, regalano sorprese e donano la vita alle emozioni. Musicalmente siamo dispersi, senza orientamento, in territori che uniscono le definizioni sopra citate con il jazz. Una line up che vede elementi come il sassofono o l’organo presenti in modo stabile e non solamente ospiti come accade di consueto nello scenario rock. I Seven Impale sono un mondo a se stante. Creano musica unica, diversa da tutto, ai limiti dell’assurdo. La cosa geniale? Che anche le complessità più contorte, qui decisamente abbondanti, sono fruibili, divertenti, piacevoli e dannatamente catchy.
(Luca Zakk) Voto: 9/10