(Street Symphonies Records / Andromeda Dischi) Sobborghi di una L.A. senza tempo. Piena di puttane in saldo, tossici in astinenza, spacciatori da latrina. Vita sporca, vita di merda, vita di quartieri sfigati. Ed intanto tutti sognano le luci della Sunset Strip, con le sue limousines allungate, i locali con la fila fuori, il rock, il glam, l’esaltazione di tutti e di tutto. Con l’interpretazione dell’attrice emergente sudafricana Margaret Candice Birkholtz e di Morbid, il leader dei Synergy of Souls, esplode la opener “Red Light In Your Eyes”, un autentica furia rock, con un groove dannatamente irresistibile ed un ritornello indimenticabile, un ritornello che può essere eletto a status di inno. Sono tornati i Seventh Veil dopo l’EP di debutto “Nasty Skin” (titolo anche della canzone estremamente blues’n’sleaze registrata nuovamente per l’album), ed il ritorno vede una line up rinnovata con una carica energetica completamente fuori controllo. Il loro hard rock è perfetto, ma anche molto sporco, grazie anche alla voce graffiante di Steven, che rimane ben lontana dalle voci squillanti tipiche del glam, e contribuisce ad appesantire la musica con un tono blues molto più aggressivo. L’intero album è potentissimo, anche grazie al capolavoro di produzione di Oscar Burato degli Atomic Stuff Recording Studio. Piena di ritmo, incontenibile come un treno guidato da un macchinista cocainomane “Sister Cigarette”. Maleducata e sfacciata “Dirty Distinctive”, un pezzo di hard rock che ha assunto una buona dose di steroidi. Riff irresistibile su “Slimy Snake”, con quel refrain creato per essere cantato da un vasto pubblico fuori di testa. Molto rock, mente libera, un feeling da “fanculo a tutto e tutti” su “Are You Ready To Die”. I Seventh Veil, dopo moltissimi concerti (uno dei quali assistito dal sottoscritto), sono giunti ad una maturità artistica notevole, e questo album di debutto è la conferma definitiva. Un hard rock personale, diverso dal solito, lontano dagli stereotipi ma comunque fedele alle radici, all’essenza di un genere che personalmente reputo immortale, eterno, sempre attuale. L’hard rock è ribellione, l’hard rock racconta vita vera, schifo quotidiano, follie ricorrenti, fatti che scorrono davanti agli occhi dell’artista. I Seventh Veil scrivono e suonano musica che ha esattamente queste caratteristiche, le quali rendono i quarantacinque minuti di “White Thrash Attitude” un’autentica fuga dalla realtà, uno stato di alterazione, un effetto di una droga dalla quale è impossibile non essere dipendente.
(Luca Zakk) Voto: 8/10