(W.T.C. Productions) Terzo album per i norvegesi Shaarimoth, una delle formazioni più particolari in ambito blackened death, grazie all’innata capacità di coniugare la brutalità e la tecnica di Morbid Angel, Nile e Melechesh con lo spirito avanguardista dei Celtic Frost più evoluti, combinando il tutto con una buona dose di atmosfere oscure ed una certa teatralità. La relativa brevità di gran parte dei brani non impedisce alla formazione scandinava di introdurre continui colpi di scena, tra cambi di tempo repentini, assoli lancinanti ed aggressioni ferine, inframmezzati da passaggi atmosferici in grado di tenere sempre in tensione l’ascoltatore. Ne è un brillante esempio “The Impulse Of Rebellion”, un assalto sonoro guidato da un drumming devastante ma con la chitarra capace di disegnare una melodia sinistra e le vocals che definire spiritate è un eufemismo, tra parti cavernose ed urla agghiaccianti. Quello che colpisce maggiormente è che nonostante la brutalità profusa a piene mani, il tutto è pervaso da una sorta di profondo misticismo in grado di rendere palpabile la tensione emotiva derivata dalle fanatiche invocazioni al maligno. “Blood Covenant” intimidisce con quell’andamento austero e marziale, figlio dei migliori Morbid Angel. Un album paradossalmente molto frastagliato ed intricato, eppure dannatamente accessibile, grazie ad un songwriting di eccellente fattura il quale lo rendono una delle migliori uscite in ambito estremo di questo 2024 ormai al termine.
(Matteo Piotto) Voto: 9,5/10