(autoprodotto) Appartengono all’underground, sono norvegesi e dicono di suonare post-hardcore. Ma, diavolo, questo loro terzo album, a sei anni dal precedente, è fortunatamente solo del maledetto rock’n’roll spinto al limite, farcito di punk moderno e capace di abbracciare tutta la rabbia dell’hardcore! Canzoni dirette, brevi, esplosive, ricche di dettagli che poi vengono sparati a manetta lungo il flusso dell’incalzare ritmico. Un vocalist -Anders Voldrønning- che urla come un pazzo, una versione furibonda di Dexter Holland. “Black Ace” mostra subito di che pasta sono fatti: teatralmente esplosiva, con sonorità remotamente stoner e melodie penetranti con il Voldrønning che schiamazza in preda ad una musicale crisi psicotica… assolutamente ribelle… una versione post apocalittica dei Beastie Boys! Cadenzata, catchy, sferzata da atmosferiche keys oltre che molto oscura la title track, divertente e scatenata “Monsters on TV”… il tipico brano che deve essere suonato dal vivo per legge! C’è una radice death metal su “Scandinavian Death Star”, si rivela irriverente e in controtendenza l’arrabbiatissima “No More You”. Corta e spietata “Wet Soaking Wet”, il tipico brano che fa incazzare i vicini, mentre torna quel feeling deliziosamente punky sulla coinvolgente “We Failed this World”. Ti arriva una tempesta di pugni in faccia con la poderosa “Ride the Flashes” e quando stai per riprenderti, ecco la seconda razione con ”Idiot Task Force”, brano che sa comunque evolvere verso imprevedibili teorie tetre, atmosferiche, seducenti… prima dell’epilogo, simbolicamente rappresentato dalla bass driven “It Never Ends”, pezzo pulsante, dinamico, con un refrain molto indovinato. Album breve ma non per questo delicato. Un disco che spacca, con il tipico sound che fatica a restare rinchiuso in un CD o, peggio, in un maledetto streaming audio. Questa roba è fatta per evadere, suonare forte, far tremare le fondamenta, instigando alcol a fiumi ed una deprevazione senza ritegno!
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10