(Spikerot Records) Nel 2020 gli Shores Of Null erano orientati a pubblicare questo album, “The Loss of Beauty”, però le note vicende mondiali di quell’anno hanno spinto la band a pubblicare in quel novembre “Beyond the Shores (On Death and Dying)” in quanto quel lavoro era tematicamente più in linea con i suddetti eventi capitati. Entrambi i lavori sono stati creati tra il 2019 e l’anno seguente. Tre anni dopo i romani ritornano con questa iniziale idea che esprime un turbolento metal nel quale elementi doom, melodic death metal e un retaggio di melodie alla Enslaved e forse Amorphis nonché Dark Tranquillity, compiono una fusione artistica peculiare. “The Loss of Beauty”, presenta delle melodie dai tratti malinconici, mesti e tipiche del doom metal nonostante poi la band poche volte esprime al cento per cento quel genere specifico. Spesso invece si notano partenze e scatti sia melodici che di passo con chitarre che orchestrano riff andanti e tinteggiano scenari maestosi quanto epici. Vengono in mente in questo caso pezzi come “The Last Flower” e la saettante “Old Scars”. Maglie dilatate ed epiche sono l’elemento caratterizzante del comporre dei capitolini che hanno creato anche composizioni parzialmente modulate, meno vispe ma melodicamente importanti, come “Nothing Left to Burn” che si ancora solo parzialmente al doom metal. Uno dei pezzi più intensi è “Fading as One” perché espone più idee nonché melodie redatte esclusivamente dalle chitarre con fraseggi e arrangiamenti di sorta. Le canzoni di “The Loss of Beauty” sono un mondo, una dimensione, un qualcosa di mistico nel quale l’ascoltatore entra e percorre, vivendo stati emotivi particolari ma elevati sempre da vaste melodie. Tuttavia l’unico punto poco attraente in “The Loss of Beauty” è la durata dell’album e non per i suoi circa 55’ ma per come ci si arriva, perché ci sono dei pezzi che oggettivamente tirano un po’ per le lunghe e potrebbero esaurirsi prima rirendendo anche meno simili certe atmosfere melodiche tra i pezzi.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10