(Candlelight) Gli Shrapnel hanno il thrash metal nel sangue. Vuol dire che lo suonano in modo sentito, come se fossero in grado di mettere fuori la loro vera natura, la propria indole. Un’indole di puro thrash metal: nello stile, nelle rifiniture, nei singoli elementi, i musicisti, che ne costituiscono e decidono le parti. Un genere che ormai ha più di trenta anni, cosa può darci di nuovo? Nulla, eccetto dei volenterosi adepti che ancora vogliono diffondere questo verbo sconquassante. Agli Shrapnel contesto una sola cosa: le canzoni. Possibile che la storia si ripeti ad ogni album e per ogni band? Nessuno, mi sembra, sia più in grado di scrivere dei pezzi memorabili e che sappiano restare nella mente e nelle emozioni dell’ascoltatore. Questo è il loro limite e di altri ancora, eppure, tanto per essere completi nel discorso, i pezzi degli Shrapnel sanno comunque entusiasmare, ma come sempre ho il dubbio che a suonare siano degli esecutori, prima ancora dei musicisti. Intesa la differenza? Questi ‘esecutori’ sanno produrre un flusso sonoro che vuole l’attenzione dell’ascoltatore e non per obbligo, ma per una sana curiosità e un suo coinvolgimento nel come i Britannici sappiano riprodurre un thrash che sembra il figlio naturale dei Testament, Exodus e Overkill. Tutto è levigato, dosato, ponderato, in un sound che gioca a sottrarre fin che può le possibili e inevitabili influenze. Il tocco dei Shrapnel è davvero sapiente. Ottime “22” e “The Watcher”, due brani che da subito sanno ingraziarsi il coinvolgimento dell’ascoltatore. Un pensiero alla Candlelight, etichetta britannica che solitamente non invade il mercato con troppe uscite, ma dosandole e decidendo di volta in volta per diversi tipi di artisti e proposte e riuscendo alla fine a presentare sempre dei prodotti validi. Anche questa volta hanno visto giusto!
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10