(Napalm Records) Shylmagoghnar non è certo un act con molta visibilità nel panorama black internazionale. Nato come duo circa vent’anni or sono, il progetto ha poi proseguito per mano del solo mastermind olandese Nimblkorg, dando così vita ad una discografia poco frequente, se consideriamo i due decenni trascorsi. Un debutto nel 2014, un altro album nel 2018 ed ora, dopo cinque anni, ecco il lavoro che un po’ riparte da dove erano arrivati i due precedenti, chiudendo quel che secondo l’idea dell’artista è sempre dovuta essere una trilogia. Melodie grandiose, passaggi sinfonici, divagazioni super moderne, tra un black metal cosmico e la pura elettronica: c’è una vasta gamma di sonorità dentro queste dieci tracce, tutti spunti molto ben amalgamati, curati, legati con una intelligenza che genera trasporto e coinvolgimento costante. Questa impostazione molto personale e diversa dal prevedibile trova conferma immediatamente con una opener maestosa, uno strumentale di quasi undici minuti che offre un superlativo oscuro senso trionfale il quale invita la mente a viaggiare lontano, oltre la terra e i suoi inferi, oltre il cosmo e i suoi misteri… quei misteri che poi sono alla base della vita e specialmente della morte, visto che il concept parla di un protagonista sul punto di morte, con quel sentiero introspettivo ed emotivo da percorrere prima del definitivo ed irreversibile trapasso, toccando ogni senso emotivo, ogni opinione filosofica, ogni bagliore di luce psichedelica morente. Ottimo black di matrice sinfonica e con belle linee vocali su “Follow the River”, più aggressive e viscerali “Threshold” e “Strata”, misteriosa e con una direzione a-là Ulver la strumentale “Gardens of the Erased”. Tuonante e cosmica “Egregore”, emerge un senso di gloria da “Infinion”, un altro dei bellissimi strumentali proposti; graffiante e minacciosa la title track, malinconica “The Sea”, semplicemente spaziale il favoloso l’epilogo rappresentato dalla nuovamente strumentale “Becoming”. Tra Old Man’s Child e The Kovenant, tra black sinfonico e black più melodico attraverso una forte impronta di black atmosferico ed ambient, con uno sguardo verso grande teatralità e, indubbiamente, i Lustre. “Convergence” coinvolge, stupisce, cattura, ipnotizza e regala una vasta gamma di intense emozioni, le quali fanno trapelare un ottimismo di fondo, un’allegoria pensata per evolvere, per crescere, per lasciare che ogni vincolo positivo o negativo del passato ci blocchi, impedendoci di andare avanti, di andare lontano, verso una pace mentale, verso un più alto livello di comprensione spirituale.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10