(Sun & Moon Records) Tanto per confermare la loro stranezza, il loro essere fuori da ogni schema, i leggendari Siculicidium dalla Transilvania, al ventesimo anno di attività, pubblicano non un album, non un doppio… ma due diversi dischi; contemporaneamente! Se la mossa ‘commerciale’ già suona estrema e leggendaria, il contenuto dei due dischi conferma un senso eclettico destabilizzante, una dimensione artistica concreta ma sfuggente che poche band sono in grado di manifestare e mantenere attiva. “A halál tengely” (‘l’asse della morte’, ndr) è black metal… o per lo meno il loro black metal, ricco di influenze trasversali, etniche, arcaiche, profondamente ispirate. Un turbinio di musica prepotente, con una “Voltak” introspettiva, una “Nagyanyó kenyér” così ancestrale da risultare moderna, con una “Nyolcvankettes” che sa essere rock, essere blues, essere metal, essere tanto intelligente quanto grezza ed ignorante. Aggressiva ed imprevedibile “Egy akasztás rövid története”, inquietante “Belső utazás”. È ribelle e tetra “Összeomlás” prima della conclusiva e teatrale “Haláltengely”. Ma “A halál tengely” è solo un capitolo di questo libro, perché “Az elidegenedés melankóliája” (‘La malinconia dell’alienazione’, ndr) offre uno scenario completamente differente, passeggiando nel dark folk, abbracciando l’elettronica, l’ambient oscuro, verso una dimensione quasi electric funeral doom totalmente inaspettata. Diventa mistica ma ossessiva “Az első”, è magia etnica “Zúg a fenyves”, è follia “Székely blues”, mentre “Áradás” inietta quel sentore tanto isterico quanto mistico… irresistibile in un album di questo tipo. Misteriosa e catchy “Együttérzés és bölcsesség”, un brano nel quale perdersi, magari aiutati da qualche spinta verso una piacevole alterazione psico fisica. Elettronica tuonante con “Hasadás”, c’è una vena industrial con il sentore glaciale di “Kék iszap”, c’è sogno ma anche annichilimento con “Ima”, prima della conclusiva “Létforgatag”, teatrale, gloriosa, epica, decisamente sognante. Li ho sempre amati. Si sono sempre dimostrati diversi, originali, incompatibili con la massa, lontani da classificazioni, menefreghisti di qualsivoglia giudizio. Ed ora, con questi due dischi, hanno semplicemente superato ogni limite, si sono confermanti mentre stavano superando loro stessi, andando oltre, contro, più avanti… semplicemente altrove, in un’altra ingnota dimensione musicale, nel profondo di un inesplorato universo sonoro.
(Luca Zakk) Voto: 10/10