(Hammer of Hate) Sono passati otto anni dal primo disco del gruppo, al quale sono seguiti vari altri album, una valanga di split, EP e altro fatti uscire nella migliore tradizione black. Un gruppo che pur rispettando, anche nella mole delle uscite, il verbo della musica nera, si contraddistingue dai vari gruppi black per la provenienza, tradita da un mood sincopato e ‘esuberante’, quasi festaiolo. Si badi bene, questi termini, in ambito black, vanno presi davvero con le pinze, ma nei 41 minuti di questo quinto disco le tracce rivendicano una connotazione culturale parecchio diversa dalla vicina Norvegia e pure dalla Svezia, entrambe case incontrastate del black metal. A partire dalla voce, mai in completo growl, eppure calata completamente nella parte I ritmi, molto veloci e dalla forte connotazione power, solo a tratti rivendicano quelle atmosfere consone al genere proposto, rappresentando tuttavia una valida variante alternativa al genere o, per i neofiti, un disco utile ad avvicinarsi al genere. Certo, manca completamente l’oscurità e la cattiveria tipiche del black, ma ripeto che non sempre questa caratteristica gioca a sfavore del combo, rappresentando un suono almeno in parte inedito.
(Enrico MEDOACUS) Voto: 7,5/10