(Andromeda Relix) Attivi da circa tre lustri e con tre EP e un album a precedere questo secondo full length, i Silenzio Profondo consolidano il loro essere heavy metal e cantando in italiano. Tuttavia alcuni sporadici riff ricordano, soprattutto nel verso dell’arrangiamento, delle cose dei primi Megadeth. Una vera heavy metal band che prova e riuscendovi a incastonare la nostra lingua nelle maglie dell’heavy metal. Soprattutto è il lavoro i Maurizio Serafini che calibra la sua voce chiara e netta nel contesto dei nove pezzi dell’album, pilotando i temi e incalzando nei ritornelli. “Ritornato dall’Incubo” salta all’orecchio per le melodie più che nei dettagli. Ritornelli ben definiti sostenuti con riff pesanti o andanti a seconda del canovaccio dei pezzi. Un patina di smalto la si può constatare su queste registrazioni che risultano pulite ma affatto artificiose nei suoni. Ad ogni brano c’è un corollario di assoli che giocano un ruolo soprattutto nella parte centrale, preceduti anche da armonizzazioni e polifonie, proprio come si faceva nell’età d’oro del genere. Il risultato è quello di costruire un climax nei pezzi. Sempre in fatto di tradizione, nell’album spicca anche una eccellente composizione strumentale, “Veleno”. Si distinguono anche “Danza Macabra”, “Nella Tela”, “Falsa Illusione”, “Solo Carne, Solo Sangue”, per essere vette importanti di “Ritornato dall’Incubo”.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10