(Escudero Rec.) “Welcome” è il brano con il quale gli svizzeri Silver Dust si presentano, un pezzo d’apertura cantato in francese, testo brillante e non da meno la musica. Un testo che funge da introduzione e spiegazione a cosa mira il concetto di base nei testi di “The Age of Decadence”, ovvero l’umanità, l’uomo e tutti i suoi aspetti, problemi, difetti e limiti. Successivamente i Silver Dust usano brani in inglese e stazionano parzialmente tra nu metal e metalcore, cosa che li fa sembrare orribili. Sembrano piatti gli svizzeri nella prima fase di “The Age of Decadence”, a causa anche di pezzi come “Heaven Knows” e “My Heart Is My Savior”, dove il loro metal dalle fattezze moderne risulta scontato. Ben diverso il seguito con influenze gothic e pesudo-industrial. Le cose dunque cambiano con l’adrenalinica “Shame On You!”, dove il tasso gothic e industrial aumenta. I suoni pompano maggiormente in “Princess de Ma Chair”, dove i Silver Dust usano il proprio idioma e la vocalità di Lord Campbell, comunque sempre bravo, diventa più espressiva e le cose si mettono su un piano interessante. La seconda cinquina di pezzi vede il pianoforte oscuro di “Morte d’Aimer”, dove quello spirito carnevalesco, gotico, in una sola parola ‘teatrale’ dei Silver Dust emerge chiaramente. “Morte d’Aimer” è una canzoncina da operetta, circense, melodia fioca e inquietante. Un gingillo come intermezzo. La title track e l’incerta “The Judgment Day” virano sul goth-industrial, soprattutto la prima che vede l’inserimento di una voce femminile con toni ‘arabeggianti’ che apportano epica e ulteriore maestosità al brano. “Now We Request” ha un incedere particolare, è una canzone ben riuscita e nella quale la band finalmente esprimere tutto il suo ventaglio di idee, “Forgive Me” invece chiude l’album e abbassa i toni basando tutto su una doppia chitarra acustica e Lord Campbell insieme all’ospite femminile Carlyn Monnin. “The Age of Decadence” presenta qualche canzone invitante, spiega che la band ha un nocciolo teatrale e artistico (con atmosfere un po’ alla Tim Burton), un «gruppo concettuale», lo dice Lord Campbell, il quale racconta e comunica. Qualche sezione di questa rappresentazione del «circo dell’umanità» non è uniforme e dall’album si poteva sottrarre un quarto d’ora e più di canzoni innocue. I Silver Dust hanno potenziale, hanno testi che vogliano dire qualcosa, ma devono veramente scegliere cosa suonare ed evitando troppe sperimentazioni. Anzi, forse deve deciderlo Lord Campbell visto che è lui a comporre i pezzi e testi. L’album è reperibile con annesso DVD che include interviste e video.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10