(Napalm Records) Ciò che è ormai consolidato nei Sirenia è l’essere passati da atmosfere oscure degli esordi a un festoso, catchy e quasi pop metal. Lo ribadisce anche “Riddles, Ruins & Revelations” che già dall’opener “Addiction No. 1” dichiara questi elementi di stile da parte dei norvegesi. Avviene attraverso una cura dei suoni moderna, smaltati nella maniera giusta e non senza l’attenzione a lasciare il timbro, quanto lo spazio giusto per ogni strumento. La produzione dell’album è come di consueto dello stesso Morten Veland, mente pensante della band. La francese Emmanuelle Zoldan è sempre ispirata, confermandosi una voce di punta nel panorama di quelle band con una cantante e che sommariamente propongono del symphonic metal. L’aggiunta di cospicue linee di elettronica, con soluzioni anche di carattere EBM o industrial, rende tutto più contemporaneo ed anche più pop con quei synth così gonfi, oltre ad arricchire in dettagli alcuni risvolti delle canzoni. I momenti ‘easy’ e ‘sbarazzini’ dell’album sono oltre alla già citata opener “Into Infinity”, la cover di “Voyage Voyage” di Desireless, la stessa “Downwards Spiral” nonostante una sezione centrale quasi prog e non da meno alcuni ritornelli sparsi e fasi centrali come in “Passing Seasons”. Peccato per i pochi assoli di Nils Courbaron – la musica metal è sempre stata il luogo degli assoli della sei corde, ma da qualche anno c’è un’inversione di tendenza inspiegabile – perché quando li piazza offrono qualcosa in più alla buona architettura dei pezzi. Morten Veland, ex Tristania, polistrumentista, produttore, ha configurato momenti robusti, dunque symphonic e gothic, alternandoli a scelte melodiche e stilistiche elettroniche e pop. Bilanciando e incastonando questi elementi con l’aiuto degli altri, dunque anche il non ancora citato batterista Michael Brush, sforna un album ben lavorato e ruffiano al punto giusto.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10