(Avantgarde Music) In realtà si chiamano “Сивый Яр” e tuonano dalla Russia. Il moniker è ispirato al nome di un antico dio degli slavi… un dio che ricorda la sofferenza, se paragonato al devastato timbro vocale del singer, in questi 38 minuti di black metal molto intelligente, complesso, ricco di melodia ed atmosfera, ma anche di brutalità e violenza. Di fatto i Sivyj Yar sono una one man band, considerando che Vladimir è l’unico elemento costante dal 2006 ad ora, tempo durante il quale il progetto ha sfornato ben cinque album, tre dei quali appartenenti ad una trilogia basata su temi mitologici… della quale “Burial Shrouds” è il capitolo finale. Sei tracce, di durata molto variegata (da meno di quattro a oltre dodici minuti…), ricche di varianti, di intensità emotiva, con una registrazione molto ben curata, capace di mettere in risalto ogni singolo suono, ogni singolo strumento (specialmente le coinvolgenti linee di basso). Questo bilanciamento tra estremo e malinconico è esattamente quanto l’autore dichiara, visto che -a suo dire- il disco contiene canzoni che parlano di chi è stato dimenticato, e dei loro ricordi perduti. Dopo un bellissimo ed atmosferico intro (“Famine”) è compito della title track dare un senso alla release con un black travolgente, potente, ricco di dettagli quasi sinfonici, riffing crudele, basso con un suono superlativo. “The Earth Breathes Sorrow” ha una impostazione più depressive ed offre spazio ad idee melodiche (ma anche ritmiche) veramente valide e intriganti. Emerge molta desolazione su “Like a Sparkle We Will Vanish Into The Darkness”, un pezzo lento ma ricco di infiniti dettagli, i quali si rivelano con crescente intensità ad ogni ascolto. Ipnotica “In Gray Izbas Ancient Rus’ Endures”, con quell’eterno arpeggio pieno di sentimenti. La conclusiva e lunghissima “The Snow Shall Fall a Long While” è il riassunto, ma anche l’epilogo; suonata in maniera superba, vira da un intenso ad un veloce e crudele, sfociando in un ambient con marcati connotati spirituali. Scena lontana, origini non comuni: un black metal siberiano, freddo come l’inverno di lassù, ma intenso e caldo, potente e incisivo come molte produzioni di grandi nomi scandinavi. “Burial Shrouds” è una costante sorgente di sensazioni, emozioni e pensieri nostalgici di uno splendore infinito.
(Luca Zakk) Voto: 8/10