(Metal Blade Records) Nel 2024 con una tecnologia e un ‘know-how’ consolidati è possibile registrare un album in maniera così piatta e suoni compressi? Riflessione legittimamente formulata dopo l’ascolto del promo ricevuto dalla Metal Blade Records. Se magari in commercio ci andasse un altro livello qualitativo, allora questa introduzione non avrà valore. Al contempo i Six Feet Under non suonano affatto malaccio in “Killing for Revenge” tra iniezioni di un old style anche un po’ gore a volte, controbilanciato da innesti di modernità, in particolare nelle fasi appena più melodiche, attraverso groove e un piglio anche death ‘n’ roll oppure tenacemente thrash metal per cavalcate inviperite. Ancora una volta Chris Barnes si propone al mondo con un suonare tutto proprio, infischiandosene delle tendenze attuali. I Six Feet Under caricano a testa bassa in più occasioni, oppure spezzettano qualche brano con più soluzioni ma queste non sono mai del tutto convincenti in quanto suonano poco orientate e disomogenee. Gli assoli completamente slayeriani, sono pochi ma di buona esecuzione. I Six Feet Under di “Killing for Revenge” rimestano nel proprio death metal spunti di stile vario, creando un ibrido che parte da fiammate thrash-hardcore a un death dalle reminiscenze gore. Per tutta la sua durata l’album è un suonare arcigno, rognoso e con fasi esasperate sia in fatto di pesantezza che di fluidità. Però, si ritorna al punto di partenza: perché questi suoni sono così maledettamente compressi e piallati?
(Alberto Vitale) Voto: 6/10