(Metal Blade Records) Un’occasione persa. Questo è stato il mio primo pensiero dopo l’ascolto di questo diciassettesimo album dei Six Feet Under. Avevo apprezzato molto il loro precedente lavoro “Torment”, un disco che in qualche modo riavvicinava la band capitanata da Chris Barnes , dopo una serie di dischi deludenti ed altri inutili (come ad esempio “Graveyard Classics”), ai fasti di album come “True Carnage” e al materiale registrato con i Cannibal Corpse. Nutrivo quindi grandi aspettative per “Nightmares Of The Decomposed”, anche per il fatto che alla chitarra troviamo Jack Owen, vecchio compagno di Barnes ai tempi dei Cannibal Corpse. Infatti musicalmente non c’è nulla da eccepire. I brani sono potenti, veloci e devastanti quando c’è da pestare e dannatamente groovy nelle parti rallentate. La produzione è perfetta per il genere, non lontana dal migliore Scott Burns, ed in grado di valorizzare l’ottima prova dei musicisti. La nota dolente è caratterizzata dalla voce di Chris, talvolta addirittura fastidiosa. Quel growl profondo che mi ha accompagnato per circa trent’anni è stato sostituito da un rantolo, più simile all’abbaiare di un cane durante le parti più profonde. Per non parlare delle parti in screaming, dove sembra Paperino dopo aver sniffato dell’elio. Un vero peccato, perché musicalmente l’album, pur non facendo gridare al miracolo, è suonato in maniera impeccabile
(Matteo Piotto) Voto: 5/10