(Eleven Seven Music) Finalmente!!! “Heroin Diaries” mi fece uscire di testa. Sia il libro che il disco. Poi venne “This Is Gonna Hurt”, altra ottima colonna sonora di un libro forzato, sulla (nuova?) mania fotografica di Nikki Sixx. Infine venne “Modern Vintage”, disco perfetto ma sostanzialmente inutile. Avevo dato per spacciato un progetto il quale, agli inizi, trovavo geniale, superbo, diverso e maledettamente coinvolgente. “Prayers For The Damned”, quindi, lo guardavo da lontano, con forte sospetto, almeno fino al singolo della title track che mi ha fatto respirare nuova aria, aria buona, aria… ispirata. Ed ora, davanti a queste undici canzoni, a questi cinquanta minuti, lo posso dire, scrivere, urlare: FINALMENTE! Se James Michael è l’artista ed il business-man che credo, quello che ha preso una star in declino come Nikki e l’ha riportata alla gloria con questo nuovo progetto (quasi 10 anni fa!), mi chiedevo quando diavolo si sarebbe accorto che Sixx:A.M. -la band di Nikki Sixx tanto per essere chiari- è e deve essere ciò che l’ha creata, lo spunto che l’ha generata, resa famosa: una esaltazione rock di una decadenza senza fine, con uno sguardo coraggioso verso un barlume di speranza, di salvezza, di redenzione. Tutto l’album, infatti, si abbandona al recente atteggiamento sociale della band, tanto che lo stesso Nikki dichiara “non siamo una band politica, ma siamo estremamente riflessivi”… e la conferma di questo atteggiamento viene da un’attività che punta il dito su certe politiche commerciali di youtube a sfavore degli artisti, o la campagna #reasontorise che appare come una globale motivazione di qualsiasi cosa un individuo voglia spingere e portare a galla. Una band impegnata, un po’ commercialmente, un po’ sinceramente, ma capace di riversare queste sensazioni in un disco che riesce quasi ad arrivare alla supremazia del debutto. Si parte con “Rise”, mega singolo ormai mondiale, catchy, stimolante, coinvolgente, con un refrain memorabile ed un’ottima chitarra. Heavy e potente “You Have Come To The Right Place”, ancora una volta con un ritornello esaltante, da urlare in quella scia di motivazione che la band vuole generare. Struggente “Better Man”, con una chitarra acustica mixata nel cuore armonico della canzone, una chitarra capace di esaltare la malinconia del pezzo. Teatrale ed alternative “Can’t Stop”, con ancora una fantastica chitarra che accompagna verso la conclusione. “When We Were Gods” è un altro pezzo che catapulta direttamente indietro al 2007, ad “Heroin”: canzone stupenda, cantata con infinita emozione, supportata da una dose di effetti intelligente, sconvolta da un cambio imprevedibile che poi riporta al main theme. Suggestiva “Belly Of The Beast”, un altro pezzo con un testo meraviglioso, così come “Everything Went To Hell”, uno dei brani più potenti ma anche più coinvolgenti -secondo me- dell’intero disco. Si chiude con la canzone più lunga, energetica, ma fortemente malinconica, proprio come preannuncia il titolo stesso, ovvero “Rise of the Melancholy Empire”. Ricordo che quando uscì “Heroin…”, rimasi sorpreso dal moniker della band, quel “Sixx AM”, quell’incrocio tra un’orario all’alba -prima della vita frenetica- ed un rocker devastato, prima di mezzogiorno, ma dopo la… notte; un labirinto di significati espliciti o celati che descriveva perfettamente il viaggio mentale del libro, dell’album, dell’immagine stessa. Ecco: “Prayers For The Damned” si erge proprio lì, a fianco di quella espressione artistica così intima ed esplicita che ha generato Sixx A.M., diventandone il motivo di esistenza e continuità stilistica.
(Luca Zakk) Voto: 9/10