(Avantgarde Music) Ascoltando questo disco continua a venirmi in mente il black metal germanico, con i Dark Fortress in primo piano… ma gli Skaldr non son tedeschi, tanto meno europei, visto che diffondono il secondo disco dalla Virginia, negli Stati Uniti. Il trio, formatosi ormai otto anni or sono, comprendente musicisti già in forze come session live della black metal band internazionale femminile Asagraum, punta ad una esplorazione profonda di tutto ciò che è espressività oscura, prendendo in esame devastazione, bivi dell’esistenza, perdite dolorose e tutte quelle esperienze umane che fanno soffrire, che spesso uccidono, creando un legame indissolubile e ciclico tra vita e morte, le quali si fondono in un’unica sensuale entità. Subito convincente ed accattivante il black mid tempo e melodico espresso da “The Sum of All Loss”, più ricercata e con remote radici folk/viking “Storms Collide”, favolosa e travolgente “Parasite”, brano con una linea melodica tagliente, un incedere graffiante ed un’evoluzione che porta alla mente acts quali i Windir, una cosa poi esaltata dalla chitarra acustica e folky di “Liminal”. È furibonda e poco amichevole “The Crossing”, decisamente con impeto epico la conclusiva “The Cinder, the Flame, the Sun”. Una band che rinnova e contemporaneamente offre tributo alle radici del black melodico, inoltrandosi in un percorso oscuro ma incapace di nascondere la perversa bellezza della ciclicità dell’esistenza, dell’inevitabilità del decadimento, di quelle ombre eterne che rendono incomprensibile il costante evolversi della vita stessa.
(Luca Zakk) Voto: 8/10