(Svart Records) Tra i capostipiti del funeral doom, i finlandesi Skepticism celebrano il trentesimo anniversario della loro carriera, cosa lodevole considerando il genere tutt’altro che mainstream o facilmente fruibile. Questo sesto album giunge dopo una lunga gestazione dal precedente… ben sei anni fa infatti usciva “Ordeal” (recensione qui), l’album registrato in presa diretta, non durante un concerto ma nemmeno in uno studio. “Companion”, come un po’ tutti i dischi della band, è comunque stato registrato in presa diretta (con tecniche alternative, un vero enigma per gli addetti ai lavori), ma questa volta c’è un profondo successivo lavoro a mix e master, il quale regala un sound poderoso, cavernoso, impetuoso… ma in un certo senso anche brillante. Riff pungenti che sferzano i ritmi lenti e profondi, tastiere ed organi capaci di rendere tutto più marziale, più teatrale, più glorioso, epico. “Calla” è subito tumultuosa: coinvolgente, tetra ma ricca di teorie di tastiera molto avvincenti. “The Intertwined” lascia trapelare quei riff taglienti di immenso valore emotivo, subdolamente in grado di provocare un lento ma profondo headbanging, il tutto sempre dietro ad un tappeto orchestrale maestoso, cosa che con “The March of the Four” esplode con veemenza: un brano liturgico, capace di toccare abissi di terrore inconcepibili. Sfumature nebbiose su “Passage”, pezzo ricco di cambi, di variazioni, di idee tutt’altro che prevedibili. “The Inevitable” è invece più intima, più malinconia, più riflessiva, mentre la conclusiva “The Swan and the Raven” apre ad una teatralità decadente, lacerante. Un altro disco che offre quelle se immense tracce, sei come da tradizione della band: dopo tutti questi anni gli Skepticism non mostrano alcun segno di cedimento, di adeguamento stilistico, di adattamento commerciale, di cambio di direzione. Fedeli alla linea, coerenti, concreti e, ancora una volta, assolutamente micidiali!
(Luca Zakk) Voto: 8/10