(Trollzorn) Dopo la ristampa del debut “Gathering the Clans”, QUI recensito, la Trollzorn ci ripropone anche il secondo album degli argentini Skiltron, band dedita a un pagan/folk non troppo ‘sparato’ e forse per questo ancor più godibile. In generale, è facile osservare come il sound di questo disco (originariamente uscito nel 2008) sia meno celtico e più aggressivo rispetto a quello del predecessore. Si comincia con la traccia autotitolata, con un ottimo chorus e qualche passaggio veramente battagliero; simpatica e allegra, nonostante il tema trattato, “The Beheading”, mentre “Let the Spirit be” è carica di una epicità maliconica, la stessa che troviamo in “Calling out”. Interessante notare come lo stesso brano, con il titolo di “Crides”, eseguito in versione acustica e cantato in occitano, chiuda la scaletta. “Signs, Symbols and the Marks of Man”, forse il pezzo più ‘estremo’, contiene anche uno strano solo di chitarra dal feeling quasi anni ’70, che si contrappone con successo al gioioso giro di violino; highlight del platter mi sembra “Praying is nothing”, dotata di una melodia e di un refrain vincente. Addirittura sette bonustracks: il breve inedito “The Tartan Army”, due versioni demo e quattro live.
(René Urkus) Voto: 7,5/10