(Dead inside Records) I californiani Skinner nascono dalle ceneri degli Imagika, una delle band storiche della scena power/thrash della Bay Area, e riprendono in buona parte stile e sonorità della band madre; da notare il fatto che hanno un chitarrista quindicenne, Grant Kolowitz, nipote dell’altro chitarrista Robert. La titletrack propone subito velocità, potenza e vocals al vetriolo da parte di Norman Skinner, mastermind della band: i passaggi di chitarra acustica hanno un che di tankardiano. “Hell in my Hands” è un carrarmato che ricorda molto le ultime cose degli Helstar, mentre “Guilt-Ridden” rallenta quel minimo che permette subito di pensare ai Nevermore. Il groove di “Miss Agony” rende questo pezzo uno dei migliori del disco prima della conclusiva “The Enemy within”, che butta nel mucchio tonalità un po’ più estreme. Un disco di maniera certamente non disprezzabile, ma che finirà quasi certamente soltanto nelle mani dei soliti appassionati.
(Renato de Filippis) Voto: 6,5/10