(Nordvis Produktion) Muore la luce, muore il sole, muore la speranza. Ma sussiste un magnetico richiamo, una natura fredda mi attira. Mi perdo ascoltando “Solarvore”, mi perdo in un inno di decadenza, malinconia e travolgente potenza oscura. La mia mente divaga dell’armonia tetra di “Livets Ruin”. E mi avvicino ad altre dimensioni, abbandono il luogo dove sono ed il concetto stesso di cosa sono nei tredici superlativi minuti di “Sleep”, dove geniale innovazione e creatività riescono a legarsi con suoni identificativi che portano alla memoria i migliori capitoli di bands quali gli Immortal. Irresistibile la perversione di “Svartskogen”, capace di mescolare violenza e terrore con il divino e l’inneggiante per descrivere musicalmente questa foresta nera. Malvagità emerge dalle note e dalle sapienti orchestrazioni di “När Himlen Svartnar”, mentre la opener title track richiama gloria oscura, condanne terrene, elevazioni spirituali, portando la mia mente versi il ricordo di bands geniali come i Windir. Veramente, il cielo diventa nero con “I Döden”, quarto lavoro degli svedesi Skogen. Un album letale, poderoso e mistico capace di esaltare l’essenza del black metal, il legame carnale con la natura e le sue spietate regole, il suo impenetrabile lato oscuro. Un album pieno di emozione, di genialità creativa ed esecutiva. Gli Skogen hanno saputo comporre un’ora di musica ricca di dettagli, in un certo senso tradizionale ma anche sorprendentemente innovativa. I richiami a sonorità comuni nel genere vengono proposti sfacciatamente e poi abilmente nascosti da divagazioni meravigliose, che includono voci corali, voce pulita, chitarra classica, sbilanciamenti ambient. Ancora una volta siamo nel black metal concettuale che musicalmente che va ben oltre il black metal stesso, invade territori avant-garde mantenendo un forte legame con la resa sonora efficiente e devastante del genere originale. Oltre alle stupefacenti atmosfere, oltre alla suprema comunicatività di ogni teoria sonora in “I Döden”, questa capacità di proporre materiale molto innovativo capace di essere estremamente legato alla tradizione è una dote innata di questa band, una dote non comune che recentemente ho trovato solo su realtà quali gli Eudaimony. Ma gli Skogen, nuovamente, si trovano nella privilegiata posizione dove sono loro che riscrivono le regole, tracciano dei confini, confini che vengono nuovamente spostati in avanti, quasi fossero subdolamente irraggiungibili ai più.
(Luca Zakk) Voto: 9/10