(Reaper Entertainment) Dalla Slovenia ecco il terzo album di questa heavy power band che nulla ha da invidiare a i nomi più blasonati del genere. Riff che catturano come i migliori Hammerfall, quella gloria che difende il metallo con fare guerrafondaia a-là Manowar, un vocalist che non teme nessuno e che ricorda l’immortale Ronnie James Dio con l’irruenza di Bruce Dickinson. I brani? Epici… ma metallici, rocamboleschi… più la sound track di spade che fendono carni in un campo di battaglia che inni alle avventurose vicende del guerriero più forte e leggendario. “The Descenders” apre subito con fare bellicoso, cosa che la bellissima “Fight!” porta a livelli epici, un brano che dal vivo altro non può che far scatenare la folla. Attraenti gli intrecci melodici di “Saraswati”, un pezzo intricato e provocante. La title track dipinge con riff taglienti il glorioso significato del titolo, “The Voice from the Silver Mountain” è meravigliosamente marziale… con il vocalist che spinge forte, invadendo ipoteticamente l’ambito del già citato Bruce. Headbanging assicurato con ”Forgotten Nation”, mistero e magia con “Nightfall”, prima degli atti conclusivi rappresentati dalla parentesi fantasy-orchestrale “The Emerald River” e dall’imponente (quasi 10 minuti di durata!) “1917”, un brano che trasuda senso epico e che per stile e linee vocali si avvicina alle sonorità degli Iron Maiden, ovviamente mantenendo stile e personalità della band di Ljubljana. Un disco potente, piacevole, avvincete. Certo, non ci sono particolari novità, ma questo loro blend tra heavy e power risulta decisamente ben riuscito, segno anche di una crescita stilistica costante. Un album che necessita volumi alti e, possibilmente, un palco invaso da amplificatori con potenze assolutamente illegali!
(Luca Zakk) Voto: 8/10