(Hells Headbangers) Per circa quindi anni i cileni Slaughtbbath sono stati fedeli alla loro essenza black & death furiosa. In carriera hanno pubblicato, questo compreso, solo due album, ma negli anni sono sempre rimasti attivi dando vita ad una miriade di singoli, EP e split, inseguendo quella teoria schizoide che si può ritrovare nella loro musica. “Alchemical Warfare” è un disco breve (poco più di mezzora) ma assolutamente spietato, un disco che ricorda gentaglia come Marduk, in primis, ma anche Kreator, Deströyer 666 e Possession… senza dimentica un subdolo tributo ai primissimi Sodom. Apparentemente ignoranti, incazzati, violenti e guidati da ira funesta, con questi nove brani prendono d’assalto l’ascoltatore, iniettando un drumming tuonante, una infinità di riff pieni di fretta, ma anche fugaci parentesi cadenzate da un mid-tempo che genera improvvisa ed sorprendente eccitazione. Oscura e veloce “Ritual Bloodbath”, drumming immenso su “Resucitated by Immortal Scorn”, violente liturgie ancora con avvolgente drumming su “Cavern of Misanthropy”. Un brano proprio tra Sodom e Marduk è rappresentato da “Prophetic Crucifixion”, mentre appare esaltante e provocante “Rejoined Into Chaos”. Stupenda, catchy ed avvincente “Celestial Overthrow”, travolgente la conclusiva “Ascension to the Dragon’s Throne”. Un death/black ricco dell’esplosivo atteggiamento grezzo tipico delle band sud americane, ancora essenziali, old school e lontane da direttive commerciali o modernismi di tendenza. Una band in crescita tecnica, con canzoni efficaci, efficienti, dirette e coinvolgenti e, se consideriamo la provenienza ubicata in un remoto villaggio sperduto, lontanissimo da grandi città e relativa scena metal, la loro costanza e completezza stilistica trova un valore ancor più marcato. Inossidabili, sempre presenti, mai in declino o in silenzio, con line up abbastanza stabile: gli Slaughtbbath sono uno dei pilastri dell’underground estremo mondiale!
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10