(Svart Records) I Sleep Of Monsters sono una creatura di Ike Vil dei finlandesi Babylon Whores (band non più in attività originariamente nata nel 1994 dove militava anche Jouni Pohjola, l’attuale manager dei Nightwish… questi ultimi -tra l’altro- registrarono la canzone “The Kinslayer” sull’album “Wishmaster” dove lo stesso Ike è guest). Anche i Sleep Of Monster rimangono nel territorio gotico, considerando che in line up c’è pure Pätkä Rantala, ovvero il vecchio batterista degli HIM. Poi per mantenere le cose ben oscure, c’è pure Janne Immonen alle tastiere (ex Ajattara). L’energia invece sembra venire da Sami Hassinen (ex Black, band stoner rock), ed il tutto converge in tre quarti d’ora di musica molto interessante, ben composta e ricca di atmosfera e tocchi di fantasia, sempre in un contesto decadente, tetro, marcatamente gotico. Poi c’è da dire che in studio di registrazione (e sul palco!) c’era molta gente: oltre ai cinque della band, ci sono anche tre voci femminili, le quali intensificano la spiritualità e lo scenario nebbioso creato dalle undici tracce, affiancando Ike -e la sua voce cupa- con linee vocali e corali celestiali, capaci di materializzare un ricchissimo contrasto cromatico. La musica non è il normale gothic radicale degli HIM e nemmeno qualcosa che ricerca la componente hard rock di bands quali i The 69 Eyes o Poisonblack: qui c’è più profondità, più esplorazione e l’album non è così immediato e scontato. Grintosa la opener “Nihil Nihil Nihil”, con un ritornello indimenticabile. Pesantissima “Abomination Street”, con riff poderosi che contrastano i cori femminili e le tastiere. Tetra, lentissima e cinematografica “Murder She Wrote”, malinconica “Christsonday”. Bellissima e estremamente intensa “Horses of the Sun”, ottimi i duetti vocali su “Magick Without Tears” e coinvolgente la conclusiva “I Am the Night Color Me Black”. Una ottima proposta che offre una nuova identità al gothic metal, senza cadere minimamente negli ormai abusatissimi cliché del genere. I testi sono molto curati, i vari vocalist sono affiatati e creano sensazioni, mentre musicalmente la band sa esattamente come dimostrare classe, reinventando tutto, uscendo dagli schemi, pur muovendosi dentro i confini di un genere che ispira decadenza, lacrime, sangue e gusto per la morte.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10