(Dark Essence Records) Cinque fottuti anni da “Introvert” (recensione qui), il loro precedente lavoro? Dove diamine si erano cacciati i norvegesi Slegest? Dove diavolo era andato il loro micidiale black’n’roll? Non lo sappiamo… l’unica informazione nota è che nei testi ci si sono messi con impegno, visto che sembra si siano ispirati a “La nascita della tragedia” di Nietzsche, finendo per parlare di eterno ed infinito, con ‘una visione della vita dall’interno, in un certo senso’ (cit.). Sarà anche vero, ma noi ignoranti quaggiù nello stivale non capiamo una singola parola del norvegese con la quale il mastermind e frontman Stig Ese Eliassen (ex Vreid) urla incazzato e tuonante nel microfono… pertanto a noi rimane solo la furia, quella radice black, quella struttura rock’n’roll… quella deliziosa impostazione che non può non far pensare al buon zio Lemmy! Otto tracce, sei delle quali sono l’equivalente di un massaggio Shiatsu offerto da qualche centro ‘relax’ di quelli loschi… ma non operato da una tanto esile quanto esperta signorina orientale, piuttosto da uno schiacciasassi Caterpillar, 20 quintali di grezzo metallo bollente che passeggiano allegramente sopra le tue doloranti vertebre! C’è spesso oscurità e decadenza in questo assalto frontale (“Forløysning og Rus”), c’è l’essenza dell’headbanging (“Er det deg Livet?”) e c’è un suono tanto esplosivo quanto ossessivo (“Til det Største som Finst”). E le altre due tracce? Ed è qui che arriva l’abituale componente sorpresa firmato Slegest! “Gåte” è un dannato capolavoro di metallo pulsante, con un riff perverso, irresistibile, penetrante, seducente… al quale Ese e combriccola ci hanno attaccato un intermezzo a base di sassofono tanto assurdo quanto geniale. L’altra canzone? Una cover. Dei Motörhead? No! Di qualche metal band storica? No! Il brano è “Oh Baby” (titolo che suona incompatibile con la musica degli Slegest) dei leggendari Status Quo, pezzo che in origine uscì nel 1972 con l’album “Piledriver”, una canzone che per impostazione si presta perfettamente a questo favoloso remake firmato Slegest! Metal ‘n’ roll, black ‘n’ roll, semplicemente rock’n’roll? Chiamatelo come vi pare, ma ricordate di suonare “Avstand” con il volume esagerato e possibilmente non in cuffia: non vorrete mica privare i vostri vicini di questo intenso piacere carnale, vero?

(Luca Zakk) Voto: 9/10