(Satanath Records) Un arpeggio quasi barocco apre l’album dei Solfernus, dalla Repubblica Ceca. Il loro è un death tirato di matrice nordica imbastardito con del black molto ma molto veloce, il che influenza irrimediabilmente la struttura di ogni traccia. Ecco quindi canzoni veloci, cadenzate su lunghi e martorianti blast beat che impongono un minutaggio medio piuttosto esiguo. La voce è quanto di più classico ci si potrebbe aspettare dal genere proposto, ossia una gracchiante ugola capace di proporre nel contraltare anche dei toni molto più bassi e cavernosi. Finora tutto nella regola… e forse è proprio questo il problema. Non c’è una nota di personalità nella musica come nel cantato. Ora, volendo ammettere questo come un difetto scavalcabile, sopraggiungono altre beghe. I suoni risultano un tantino opachi e smunti, quasi stanchi, cosa che non si addice ad un genere energico come quello proposto. Inoltre in certe canzoni, come “Pray For Chaos”, soffrono di un difetto d’ispirazione se così si può chiamare: inserti messi alla rinfusa nel bel mezzo della traccia e che non sembrano c’entrare nulla con il resto del brano. Questo fatto si manifesta un po’ in altre tracce e purtroppo non può fare altro che peggiorare una situazione con pochi appigli di salvezza.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 6/10