(Sepulchral Productions) Debuttarono nel 2020 con l’ottimo “Alpha Ursae Minoris” (recensione qui) ed ora tornano questi blacksters del Québec, più intensi e taglienti che mai. Pur senza inventare nulla nell’ambito di questo genere, l’intero disco trasuda energia, è sempre avvincente, pulsante… quasi rocambolesco, visto che momenti impulsivi si alternano a tremolo e progressioni estremamente classiche. Lineare ma -diavolo- che potenza la opener “Inter Duo Mundi – Initium”! “Alces Alces”, pezzo con un tiro micidiale, oltre ad un basso prepotente… lasciandosi andare verso interessanti ipotesi epiche. Furibonda ma anche introspettiva “Chasse Éperdue“. Lenta, pesante, incisiva “Délire Onirique“, black all’ennesima potenza con “Enchevêtré”. È impossibile resistere alla depravazione tetra nascosta tra le note di “Tiraillé”, oscura, energetica e maligna “Insolence”, prima dell’epilogo rappresentato dai molti mid tempo melodici della favolosa “Inter Duo Mundi – Exitus”, una traccia cadenzata, ma anche furibonda, melodica ma feroce, coinvolgente ma favolosamente gelida. Album possente, impattante, suggestivo. Loro si rivelano melodici, incisivi, tanto diretti quanto immensamente coinvolgenti: detta tra noi, con i Sombre Héritage possiamo goderci al massimo il rigido e mortale inverno del Québec!
(Luca Zakk) Voto: 8/10