(Debemur Morti) Il debut degli svedesi Sons of Crom ha rappresentato la croce e la delizia di questi miei ascolti settembrini, e forse il modo migliore per spiegarvi perché è passare direttamente al track-by-track… Il disco inizia con “Myrkrafar”, che ha il fascino dei Last Empire o meglio ancora dei primi Domine, se non addirittura dei Cirith Ungol, insomma dell’epic metal primordiale… ma la voce di Janne Posti è un disastro! Per i primi quaranta secondi ho pensato di aver trovato il mio nuovo gruppo preferito, ma poi è partita la strofa… niente da fare, solo coloro che riuscivano ad apprezzare Quorthorn potranno ascoltare questo disco. Così, l’epicità howardiana di “Master of Shadows” è infranta sia da quella che sembra una drum machine, sia dalle urla scomposte del singer alla fine di ogni verso della strofa. A testimonianza del fatto che il problema sono proprio le parti vocali, l’acustica “Golden Gates”, dove il cantato è sommesso e baritonale, merita di stare vicino alle ‘ballad’ di Bathory (ho pensato in particolare a “Ring of Gold”, e di conseguenza alle cose più pacate di Crom); e la “Cimmerian Dance” strumentale ha un buon fascino ancestrale. “Call of the black Mountain”, invece, inclina in più di un passaggio verso il black sinfonico, scelta che i defenders puristi difficilmente apprezzeranno. Arriviamo così ai dodici minuti di “Victory”: una fase iniziale incredibilmente solenne e fluviale, con i toni di “Twilight of the Gods”, sfocia in un inno 100% Bathory, con chitarre che disegnano trame sacralmente identiche, e i cori che subentrano nel finale fanno correre un brivido lungo la schiena. L’outro pianistica “Seven Spells” chiude un disco che poteva essere un capolavoro ma che, per più di un difetto molto evidente, esce dal nostro esame, per forza di cose, con un voto mediano che non gli rende giustizia né in un senso né nell’altro. Credo che, con un cantante più dotato, i Sons of Crom possano diventare LA band epic metal di questi anni ’10: speriamo davvero che gli scandinavi possano, un giorno, esprimere il proprio potenziale al 100%.
(René Urkus) Voto: 7/10