(Nuclear Blast) Giungendo nelle pagine di Metalhead, al lettore può capitare di leggere la recensione di un album pubblicato da un’oscura band siberiana, ad esempio, e magari di essere testimone delle uniche righe su tale pubblicazione in tutto l’Occidente, oppure sono uniche per pochi giorni. Insomma può capitare di leggere anche di realtà sconosciute e di stampo underground. La valenza tra una band lontana e parte di altri circuiti musicali e di stampa, non dovrebbe poi essere tanto insolita da quella di una come i Speaking The King’s. Costoro non sono più noti della band siberiana di turno, ma i ragazzi americani sono stati presi sotto l’ala protettrice di Tom Denney, produttore ed ex A Day To Rember. Denney ha suggerito anche il quarto membro che mancava al trio d’origine cioè il cantante, Bobby Burap. Fatta la band e le prime canzoni, ecco arrivare esibizioni live di spalla a We Came As Romans, Bleeding Through e tanti altri. Ora c’è la Nuclear Blast per loro e per “Carousel”. Una storia fatta di opportunità e ben diversa da quelle che una qualsiasi e sconosciuta band di ogni latitudine di questo pianeta riuscirebbe ad avere. Il debut album è il vero trampolino di lancio che passerebbe inosservato, perché si perderebbe tra le tante proposte giovani che oggi definiscono post hardcore – poi il tutto sembra avere una parvenza di alternative rock, punk rock, più labili invece le connotazioni post e core -. Essendo americani ed orecchiabili, i loro pezzi troveranno posto nelle stazioni radio e la probabile simpatia dei consumatori americani per questo genere di cose. La Nuclear Blast è per tutti, ama tutti e ed ecco una nuova proposta moderna, giovane, easy. Stile americano, molta fruibilità e forse poca concretezza, per fare posto a una tirata che scorre d’un fiato e senza lasciare considerevoli tracce. Musica più o meno gradevole, ma anche prodotto di consumo a cui Denney e Nuclear Blast forse devono suggerire di fare qualcosa di più.
(Alberto Vitale) Voto: 6/10